Gli orti di Venezia

Visitare Venezia in una limpida giornata d’inverno, dopo il passaggio delle folle festanti del Carnevale, è un’esperienza unica, ma realizzabile! Lasciata l’automobile a Piazzale Roma, dopo neanche due ore di viaggio, da Guastalla, non ho ancora deciso se raggiungere a piedi la Fondazione Pinault, che non ho ancora visto, oppure seguire le tracce di un itinerario invisibile ai più, ma affascinante e di cui sento parlare da tempo: quello degli orti veneziani… Vista la giornata di sole, la decisione si impone da sola! Mi incammino verso il grande Campo Santa Margherita, con il suo mercato di frutta, verdura e pesce, dove enormi gabbiani tentano di strappare il cibo agli avventori, spaventandoli con i loro gridi. Attraversato il ponte che porta a Campo San Barnaba, mi imbatto nel barcone che, ogni giorno, vende frutta e verdura: una vera festa di colori! Immersi in una bacinella d’acqua galleggiano i fondi di carciofo, tipici della cucina veneziana.

Mi dirigo quindi verso le Zattere, in attesa di un vaporetto che mi porti al di là del Canale della Giudecca e precisamente alle Zitelle, un complesso ecclesiastico che doveva il suo nome al fatto di ospitare le ragazze povere.
Sbirciando qua e là all’interno dei palazzi di Venezia, un po’dovunque si possono scorgere giardini, ma alla Giudecca si possono tuttora vedere dei piccoli orti, adiacenti alle case. Qui esiste anche un orto collettivo di 1500 mq., aperto sia agli abitanti del sestiere che ai turisti. Anche a Dorsoduro - che comprende tutta la zona sud della città, dalla Punta della Dogana all’attuale stazione marittima - il Comune ha affidato la coltivazione di 38 orti comunali a pensionati! Altri orti urbani sono presenti al Lido, in località Malamocco. L’orto collettivo della Giudecca è un “orto sinergico”, il cui terreno non viene arato, né concimato e le coltivazioni vengono concentrate in aiuole rialzate dal terreno, in cui crescono vari tipi di piante e fiori complementari. Mi aggiro tra le aiuole “pacciamate” e cioè ricoperte di paglia e altre sostanze vegetali, facendo ben attenzione a non calpestare la zona coltivata.
Erede della tradizione medioevale dell’hortus conclusus, Venezia è anche disseminata di orti coltivati all’interno dei chiostri delle chiese. Così, nella Chiesa di Sant’Elena, i monaci serviti coltivano piante esotiche, insieme a melograni, viti e ulivi; nella Chiesa del Redentore, i frati cappuccini piantano alberi da frutto, ulivi e viti, insieme a ortaggi ed erbe aromatiche; a San Francesco della Vigna, nel sestiere di Castello, i frati minori, che osservano la clausura, coltivano la vite. Anche nelle isole della laguna si possono trovare orti: a San Lazzaro degli Armeni, ad esempio, o all’isola di San Michele. Famosi sono poi i cosiddetti “orti salati”, caratterizzati dall’alto tasso di sale presente nel terreno, in particolare nelle isole delle Vignole e di Sant’Erasmo, nella laguna a nord-est. I loro prodotti più famosi sono i “carciofi violetti”, in vendita negli splendidi banchi del Mercato di Rialto.
Prima di lasciare la Giudecca, non resisto alla tentazione di andare a bere uno spritz sulla terrazza dell’ex-Molino Stucky, ora preso in gestione dall’Hotel Hilton. Dalla terrazza all’ultimo piano si gode un incantevole panorama di Venezia e della sua laguna!

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